Il Pil italiano va al rallentatore

La conferma arriva dall’Istat. Il prodotto interno lordo (Pil) italiano è cresciuto nel 2015 soltanto dello 0,6 per cento, un dato inferiore alle stime previsioni del governo Renzi che lo indicavano allo 0,9%. L’andamento nel corso dell’anno ha fatto registrare una continua tendenza decrescente a partire dal primo trimestre 2015 che aveva permesso al ministro dell’Economia Padoan di lanciare messaggi ottimistici. La stima ufficiale arriverà a marzo ma è evidente lo scollamento delle previsioni che mette in dubbio il raggiungimento degli obiettivi per il biennio 2017-18. La sostanziale frenata delude le attese anche se il segno più arriva dopo 3 anni consecutivi in negativo: – 2,8% nel 2012, – 1,7% nel 2013, -0,4% nel 2014. In queste condizioni il 2016 eredita una velocità del complesso delle attività economiche e produttive meno incoraggiante delle aspettative. Centrare, quindi, l’obiettivo di una crescita del Pil pari all’1,6% come prevede il governo (secondo la Commissione Ue dell’1,4 e per il Fmi l’1,3%) è molto arduo. Delusi i sindacati secondo i quali i dati confermano che non c’è una vera ripresa. “Se non si fanno investimenti pubblici e privati — osserva il segretario della Uil Carmelo Barbagallo — e non si restituisce potere d’acquisto ai lavoratori e ai pensionati la ripresa strutturale resta una chiacchiera”.

Questa situazione italiana si inserisce in un quadro geopolitico fosco: tensioni, rallentamenti delle economie emergenti, crollo delle Borse soprattutto europee, caduta del prezzo del petrolio, inflazione che non riparte nonostante i 60 miliardi al mese di liquidità che la Bce sta immettendo sul mercato. Molte le incognite. Per l’Italia preoccupa la caduta della domanda interna che aveva sopperito nei mesi precedenti a quella estera. Per maggio è atteso il verdetto sui conti pubblici italiani della Commissione di Bruxelles con i contrasti di vedute sulla quota di flessibilità possibile e sulle spese per l’emergenza migranti.

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