La Regione Lazio vuole regalare le case ai professionisti delle occupazioni abusive

Alla faccia delle migliaia di cittadini, italiani e anche stranieri, che in questi anni si sono messi in lista d’attesa. Lo scrive Il Tempo, secondo cui la proposta di delibera choc è la numero 85 del 2014, è firmata dall’assessore regionale alle Infrastrutture e Politiche Abitative, Fabio Refrigeri, e potrebbe essere votata dal Consiglio regionale del Lazio entro febbraio.
Il testo non lascia scampo a equivoci. Al punto 8 si parla di «procedere all’attuazione del programma per l’emergenza abitativa» tenendo conto dei «nuclei familiari, anche formati da una sola persona, che vivono in immobili, pubblici o privati, impropriamente adibiti ad abitazione alla data del 31 dicembre 2013». Tradotto: chi vive in edifici pubblici occupati da almeno 2 anni potrà saltare tranquillamente in testa alla lista d’attesa e vedersi assegnata un alloggio Ater. Agli occupanti sarà assegnata la stessa percentuale di alloggi, il 33%, destinata a chi è in lista d’attesa dal 2000 nelle graduatorie di Roma Capitale e a chi è stato ospitato nei cosiddetti Caat, i residence per l’emergenza abitativa che il Comune di Roma ha iniziato a chiudere dal mese di ottobre. Quello che colpisce — continua Il Tempo — è che l’assessore Refrigeri abbia concordato la delibera, per sua stessa ammissione, con i capi dei cosiddetti Movimenti per la Casa, fra cui il più volte condannato Paolo Divetta, i cui seguaci beneficeranno di questa sorta di sanatoria ordinata dalla Giunta Zingaretti. «Abbiamo affrontato il tema – si è giustificato recentemente Refrigeri – assumendo il ruolo politico della vicenda, e senza mai interpretare la problematica come mera questione di ordine pubblico. Al contempo, come i fatti dimostrano, l’Amministrazione regionale non ha mai avallato alcun comportamento che esulasse da quanto previsto dalla legge». Ma i fatti lo smentiscono. Innanzitutto, come dimostrato anche da un’inchiesta de Il Tempo del gennaio 2014, oltre al reato di violazione di proprietà privata, già di per sé perseguibile, i movimenti per la casa usano mettere in campo una vera fabbrica di militanti. Stranieri e italiani, disperati, costretti a pagare una tassa fissa (sotto forma di tessera) a chi li arruola e obbligati sia alla militanza politica che a partecipare ai comizi politici o alle manifestazioni dell’ultrasinistra che spesso culminano in scontri con le forze dell’ordine.

Articoli Correlati