Roma, aperto al pubblico il bunker dei Savoia sulla Nomentana

Quando viene il peggio anche i reali si proteggono. Per questo tra il 1940 e il 1942 i reali di Casa Savoia hanno pensato bene di attrezzare una parte della loro Villa su via Nomentana, a Roma, in un vero e proprio bunker antiaereo. In modo da poter affrontare l’eventualità allora imminente di un attacco dall’aria alla Città Eterna. Il bunker — scrive Il Tempo — era abbandonato da decenni, a lungo inaccessibile e nascosto da una fitta boscaglia. Un luogo di cui si era quasi persa traccia che doveva servire a proteggere la famiglia reale qualora Roma fosse stata sotto attacco. Il bunker di Casa Savoia, realizzato con ogni probabilità negli anni 1940-1942, torna ora alla luce.

Terminato il recupero, iniziato a metà ottobre dell’anno scorso, per il quale sono state necessarie 3 mila ore di lavoro, il rifugio antiaereo di re Vittorio Emanuele III è stato aperto al pubblico e può essere visitato. Saranno programmate visite guidate curate dall’associazione «Roma Sotterranea» che ha realizzato la ristrutturazione degli ambienti nell’ambito di un intervento promosso dalla Sovrintendenza capitolina ai Beni culturali.

Il bunker — ricorda Il Tempo —  fu costruito all’interno di Villa Savoia, a circa 350 metri in linea d’aria a nord della Palazzina Reale. Residenza della famiglia Savoia dal 1919, e ora Villa Ada, il parco fu riacquistato da Vittorio Emanuele III nel 1904, dopo che era stato precedentemente venduto dalla famiglia reale. La struttura, di circa 200 metri quadri, era accessibile anche con le automobili dal momento che l’ingresso è a livello stradale. Il bunker aveva una forma circolare ed era protetto da due porte d’accesso che pesano 1.200 chili l’una e furono realizzate colando cemento all’interno della porta in ferro spessa 20 centimetri. All’ingresso del rifugio campeggia un cartello in cui è scritto: «La politica non violi questo luogo, da qui esca solo la storia». Una frase che «si trova anche nel bunker di Soratte, particolarmente adatta per testimoniare che questa non è un’operazione nostalgica ma storica. Abbiamo messo questo cartello perché nessuno fraintenda», ha detto Adriano Morabita dell’associazione «Roma Sotterranea». Scendendo nel dettaglio, il sovrintendente capitolino Claudio Parisi Presicce ha spiegato che si tratta di «un bunker rimasto inaccessibile e probabilmente sconosciuto ai più per oltre 70 anni, da dopo l’abbandono della città da parte di Vittorio Emanuele III».

Articoli Correlati