In busta paga arriva la stangata dell’aliquota comunale 2015

Quest’anno il rush finale dei bilanci comunali, da approvare entro fine mese, solleva meno insidie del solito per i cittadini italiani, perché la manovra ha bloccato le tasse locali (ma non quelle sui rifiuti) e quindi le brutte sorprese. In busta paga, però — avverte Il Sole 24 Ore — cominciano a farsi sentire le scelte del 2015, perché le aliquote decise l’anno scorso si pagano ora, e gli effetti non sono piacevoli: nei primi due mesi dell’anno, come segnala il bollettino del ministero dell’Economia, l’Irpef comunale è salita del 17,1%, con una dinamica che può spingere il conto finale verso la quota record dei 5 miliardi (al netto dei conguagli che si concentrano all’inizio dell’anno). Già, perché il blocco deciso dalla manovra per allontanare le polemiche sul rischio di togliere tasse (sulla prima casa) con una mano e aumentare le richieste con l’altra mette il freno a un’imposta che in questi anni ha corso parecchio, e ha costruito situazioni molto differenziate da Comune a Comune.

Nel gruppo dei Comuni più grandi — continua il quotidiano — l’unica forte eccezione è rappresentata da Firenze, dove negli ultimi cinque anni l’addizionale si è più che dimezzata (-57,5% nel gettito) e con una media di 21,9 euro ad abitante si rivela la più leggera dell’Italia ordinaria fra quelle proposte dai capoluoghi: meglio di Firenze fanno solo Aosta e Trento, però fuori gara perché gli statuti autonomi offrono agli enti locali livelli di risorse imparagonabili con quelli dei territori “normali”, mentre Bolzano pareggia con l’aliquota, 2 per mille, ma la applica a tutti mentre il capoluogo toscano esclude i redditi fino a 25mila euro.

A Roma, capitale anche del fisco locale, con gli stessi redditi, si pagano rispettivamente 606 euro (180 al Comune) e 1.029 euro (270 al Comune). Differenze come queste, che distanziano del 113% il conto per i redditi da 20mila euro e del 138% quello per chi ne guadagna 30mila, confermano che l’Irpef locale ha guadagnato ormai un ruolo centrale nel determinare le entrate effettive dei cittadini. Il primato in rapporto ai contribuenti — conclude Il Sole 24 Ore — spetta invece a Milano, per due fattori: il reddito medio dei milanesi, più alto rispetto alle altre città, e la fascia di esenzione piuttosto alta (21mila euro) che concentra i pagamenti sulle spalle delle dichiarazioni più alte. Al netto di Milano e Brescia, che nel 2011 non applicavano l’Irpef comunale, il record dell’impennata va a Messina, dove il peso dell’Irpef locale è cresciuto di quasi sei volte fra 2011 e 2015.

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