Il bene prezioso dell’acqua, tra sprechi, multe della Ue e tubazioni inadeguate

L’Italia – cioè noi italiani con le nostre tasse – è condannata a pagare 476 milioni di euro all’anno per le infrazioni comunitarie sulle reti idriche. Questo impone — ricorda La Stampa — la prima procedura di infrazione (in totale sono tre) inflitta dall’Unione Europea per mancato adeguamento di impianti e reti di depurazione. “Le verifiche e i molteplici controlli incrociati — dichiara Giovanni Gurnari, idrogeologo, docente di ingegneria dell’acqua — hanno documentato, in modo innegabile, una criticità nel sistema logistico italiano, che ormai ha decine di anni di atavica distrazione per quanto riguarda gli investimenti nel settore acquedottistico.” I motivi della sanzione sono legati alla pessima gestione delle reti idriche. Casi come l’acqua marrone di Massarosa (Toscana), l’acquedotto perforato a Castellaneta (Puglia) o la rottura delle condotte a Genova sono sempre più diffusi, e non interessano soltanto il Sud. La priorità rimane quella degli investimenti. Che non ci sono.

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