Costruzioni, l’anno del tracollo in Sicilia: appalti bloccati, persi 11mila posti di lavoro

Il calo, secco, è di undicimila occupati all’anno. E il settore è decisamente in stallo. Tanto in stallo che — scrive la Repubblica — gli edili siciliani non hanno neanche un contratto nazionale: per chiedere lo sblocco delle trattative Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil hanno protestato a Palermo e in altre cinque città d’Italia, con un corteo che nel capoluogo siciliano ha raggiunto la sede dell’Ance, in via Volta, da piazza Verdi. La crisi, del resto, è drammatica: perché, se i dati Istat fotografano un calo drastico degli occupati fra il terzo trimestre 2016 e lo stesso periodo del 2017, già prima di allora il “dimagrimento” del settore era stato particolarmente rilevante. Stando all’ultimo osservatorio congiunturale della Regione, infatti, nel 2012 le costruzioni davano lavoro a più di 102mila persone, che invece alla fine dell’anno scorso erano diventate 84.359, con un calo superiore al 17 per cento. I costruttori, per parte loro, osservano però l’altra faccia della crisi. Secondo l’osservatorio sugli appalti pubblici dell’Ance, fra gennaio e agosto in tutta l’Isola le gare sono state solo 75, con un calo del 90,83 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007. Nei primi otto mesi dell’anno, insomma, sono state bandite gare per 112 milioni, poco più di un ottavo rispetto a dieci anni fa. “Numeri risibili”, secondo l’Ance, con un’analisi che, d’altro canto, anche Cgil, Cisl e Uil fanno propria: “L’edilizia – annotano i sindacati – è un settore in evidente crisi. Sono necessari interventi immediati anche a livello regionale per sbloccare la spesa e rilanciare i cantieri”. Un settore frenato anche dalle incompiute: secondo i dati dell’Osservatorio sui contratti pubblici, infatti, la Sicilia è la terra delle opere lasciate a metà, con 159 cantieri bloccati sui 752 nella stessa situazione in tutta Italia. Lo spreco è elevatissimo: nel 2016 il valore dei lavori pubblici bloccati ammontava a più di mezzo miliardo. In un settore boccheggiante uno spreco ancora più evidente. Perché il prezzo della crisi è la perdita del lavoro per 11mila siciliani in un solo anno.

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