Milano, vietato giocare nei cortili per i regolamenti condominiali

«Il regolamento condominiale vieta ai bambini e ragazzi di intrattenersi a giocare in cortile e nelle parti comuni, se non dalle 16 alle 18. In quelle due ore devono comunque essere accompagnati da un adulto. Nei giorni festivi non possono mai. È inoltre vietato far uso di biciclette, palle e pattini. Ricordiamo infine che nelle vicinanze è presente un parco giochi». Sottotitolo: i bambini se ne vadano al parco. La circolare — scrive il Corriere.it — è stata affissa in un condominio di Milano, zona via Padova. Altro palazzo, dall’altra parte della città, grande cartello: «Il gioco è permesso, con limiti, solo fino ai 12 anni d’età». Ancora, zona Lampugnano: «Proibito schiamazzare e sostare nelle parti comuni».Le riunioni condominiali si fanno infuocate, da Milano a Roma a Genova. Troppo spesso vengono imposti divieti così vincolanti da scoraggiare qualunque divertimento. È così che corti e giardini, anche bellissimi, sono diventati deserti tristi. A Milano c’è persino il caso di un nido e scuola materna, La Locomotiva di Momo, che rischia di chiudere perché alcuni condomini hanno fatto causa dicendo che «le voci dei piccoli disturbano». In primo grado il Tribunale ha dato loro ragione. Eppure proprio il capoluogo lombardo si era fatto paladino, nel 2016, di un regolamento comunale rivoluzionario: vietato vietare, se non per «motivate ragioni di sicurezza e fatte salve le ore di riposo subito dopo pranzo». In teoria, quel regolamento del Comune prevale su quelli condominiali. Ma in pratica? «In tanti, grazie a quella norma, hanno potuto cambiare le abitudini nei palazzi. Giusto che protestino quelli che subiscono resistenze ingiustificate», tuona l’assessore all’Urbanistica di Milano, Pierfrancesco Maran. Le resistenze — continua il Corriere.it — prendono varie forme. «Il Comune non deve mettere becco nella gestione dei palazzi, che sono privati», dicono diversi amministratori di condominio. E ancora: «Ci vuole la sorveglianza di un adulto per questioni di responsabilità». Ma un tempo, come si faceva? Le mamme o i nonni controllavano dall’alto, di tanto in tanto. Anche la portinaia buttava un occhio. E il pomeriggio si trascorreva a giocare a palla, a mosca cieca e alle «zuffe».

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