coronavirus: come è cambiato il modo di lavorare nelle agenzie

Tanta tecnologia e nuovi modi relazionali. Così ripartono gli agenti immobiliari post-Covid. L’emergenza sanitaria — scrive Il Sole 24 Ore — marchierà con il segno negativo il 2020, che doveva rappresentare il punto di svolta positivo sia in termini di prezzi sia di scambi. Ma la chiusura forzata ha imposto agli agenti di imparare un nuovo modo di lavorare. «Inutile girarci attorno: ripartiamo da una situazione di contrazione della domanda e prezzi fermi, per fortuna accompagnati da un livello ancora molto favorevole dei tassi dei mutui», secondo Vincenzo Albanese, presidente di Fimaa di Milano-Monza e Brianza, intervenuto in un recente webinar dell’associazione. Le stime potrebbero oscillare tra 40mila e 100mila compravendite in meno a fine anno. «Quel che è importante è intuire i nuovi trend. Ci sarà un rallentamento dell’economia, accompagnata da una spinta ancora più decisa verso la digitalizzazione e l’e-commerce, insieme a una nuova attenzione verso negozi e servizi di prossimità – osserva ancora Albanese – Dunque gli agenti devono investire nel cambiamento, per esempio su tecnologie che permettano di ottimizzare i tempi nelle attività più semplici e ripetitive. E lavorare per offrire servizi sofisticati e taylor made. È evidente, ormai, che bisogna porsi come veri consulenti, non come semplici venditori di case». Indicazioni — continua il quotidiano economico-finanziario — che si riflettono sul business model dei principali gruppi. Uno di questi è Re/Max. Proprio nei giorni del lockdown, ha effettuato una ricerca fra gli oltre 4mila consulenti affiliati. Il 63% di questi prevede una riduzione della domanda e per l’87% del campione le nuove richieste riguarderanno appartamenti con spazi esterni (balconi, terrazze, giardini privati e condominiali).

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