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anderson (FEDERPROPRIETA’): PERCHE’ va bocciata LA PROPOSTA DI UN’IMPoSTA PATRIMONIALE

“ Il tentativo di far passare nella legge di bilancio un emendamento che introduca un’imposta patrimoniale sui redditi del patrimonio dei cittadini rappresenta – secondo il presidente di Federproprietà Massimo Anderson – una furbesca scappatoia per raggiungere obiettivi politici e quindi penalizzare famiglie, pensionati, imprenditori, professionisti, lavoratori autonomi, le uniche categorie di cui si conoscono i loro patrimoni”. L’obiettivo, quindi, non appare economico: solo il 10 per cento delle famiglie italiane dispone di una ricchezza superiore ai 500 mila euro su cui applicare l’aliquota che va dallo 0,2% al 2 per cento netto della ricchezza. “L’emendamento Fratoianni-Orsini ed altri non appare — aggiunge Anderson — un tassello di un disegno di politica tributaria. Non è inserito nella riforma fiscale e in quella del Catasto .E’ l’espressione di una politica portata avanti dagli esponenti della sinistra politica per redistribuire quel poco di ricchezza italiana che c’è e che trova fondamento nella proprietà di case e negozi e nei risparmi dei cittadini che prima pagano le tasse, poi quello che avanza lo depositano alle Poste o nei Conti correnti”. La proposta non tiene conto degli effetti negativi del Coronavirus che si sono abbattuti pesantemente sulla vita quotidiana e sul mercato immobiliare tanto che le transazioni, secondo i calcoli di Nomisma, saranno a fine 2020 in calo di oltre il 17 per cento.

Altro elemento che boccia l’emendamento Fratoianni-Orsini è tecnico. Se la ricchezza totale italiana è stata calcolata intorno ai 10 mila miliardi di euro la base imponibile si aggirerebbe intorno ai 4,5 mila miliardi. “La patrimoniale — osserva ancora Anderson — ipotizzata dai parlamentari con aliquote dallo 0,2 al 2% al crescere della ricchezza porterebbe ad un gettito non lontano da quello dell’IMU-TARI unificata di recente e che secondo la proposta verrebbe abolita, con la complicazione successiva di trovare i fondi da redistribuire ai Comuni”. 

C’è da domandarsi allora qual è il vero fine della proposta. Concordiamo con la tesi del professore di Diritto tributario dell’università Tor Vergara Raffaello Lupi, e cioè “che è stata fatta per avere uno spazio di visibilità politica. Ipotesi bella ma impossibile mentre sarebbe necessario che la politica escogiti un sistema totalmente nuovo, partendo da un’anagrafe patrimoniale da usare contro l’evasione fiscale e per gestire i sussidi senza fare quell’assurdità dei clic-day per bici e monopattini”. Non esiste infine un bisogno contingente e urgente nell’introdurre norme quando ancora mancano gli strumenti per la determinazione del patrimonio e stanno arrivando i 209 miliardi del Recovery Fund europeo.

L’ipotesi sarebbe infine in contrasto con l’art. 47 della Costituzione che incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme. “E vero — precisa Anderson — che secondo l’Abi il risparmio si avvia a superare i 2 mila miliardi di euro di depositi in Conti correnti ma questo sta avvenendo per la paura della crisi economica e sanitaria. E l’unico cemento su cui costruire il futuro è la fiducia che, secondo gli ultimi dati Istat, sta calendo in tutti i settori della società. I risparmi e il mattone sono l’ultima garanzia che resta. Un futuro in cui la sanità non funziona, i sistemi previdenziali stanno saltando, la disoccupazione giovanile supera il 30 per cento, senza contare che il debito (ormai fuori controllo a causa delle spese per Coronavirus) è salito a settembre a 2.583 miliardi pari al 134,8% del Pil contro il 98,4 della Francia e del 61,9 della Germania. Pensare in queste condizioni ad una nuova patrimoniale è da irresponsabili o da demagoghi dopo che le parti politiche di appartenenza dei parlamentari proponenti la patrimoniale hanno deciso di non ricorrere al Mes europeo anti-pandemia che avrebbe potuto essere utilizzato per 37 miliardi nel campo sanitario”.

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