dopo 2.134 giorni i tassi tornano a salire

Ad aprile, dopo 70 mesi molto positivi, i mutuatari a tasso variabile torneranno a vedere un aumento del tasso di interesse. Perché l’Euribor, l’indice alla base del calcolo delle rate — scrive Il Sole 24 Ore — dal 12 marzo si è sganciato dalle logiche della politica monetaria ed è andato a prezzare un crescente stress di liquidità. Dato che la Banca Centrale Europea proprio a marzo ha lanciato nuove misure espansive – mai così ambiziose come il quantitative easing illimitato con abbattimento delle precedenti soglie di acquisto tanto su singole emissioni quanto sull’ammontare di debito acquistabile per singolo Paese dell’area euro – sarebbe stato logico aspettarsi degli Euribor fermi, non distanti dal tasso sui depositi (-0,5%) che ne rappresenta al momento il punto naturale di attracco. Infatti il 12 marzo l’Euribor a 3 mesi – il più utilizzato dalle banche per calcolare le rate dei mutui a tasso variabile – quotava -0,49%. Mentre il «fratello» con durata mensile nello stesso giorno toccava il minimo storico a quota -0,52% con gli operatori che iniziavano a scontare un altro taglio del tasso sui depositi da parte della Bce in area -0,6%. Invece al 30 marzo l’Euribor a 3 mesi è risalito di 14 punti base a -0,35% e quello mensile di 9 punti base a -0,43%. Si tratta di rialzi storici a cui gli operatori – e anche i mutuatari che stanno rimborsando un piano di ammortamento a tasso variabile – non erano abituati da ormai 2.134 giorni.

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