L’UPPI: DRAMMA delle LOCAZIONI PER i PROPRIETARI

Il presidente dell’Uppi (Unione piccoli proprietari immobiliari) Gabriele Bruyère ha scritto una lettera aperta al premier Conte ed ai ministri ed al Parlamento tornando a denunciare “l’inadeguatezza delle misure introdotte dal D.L. Cura Italia per sostenere il pagamento dei canoni di locazione delle attività commerciali chiuse a causa dell’emergenza Coronavirus. L’infondatezza di detto provvedimento è manifesta laddove non si è tenuto conto che: molti dei proprietari, come si è denunciato, già ora non hanno incassato, sia per l’uso abitazione che per l’uso diverso dall’abitazione, i canoni di locazione del mese di marzo 2020, nonostante, ad esempio, per le botteghe e i negozi, rientranti nella categoria C/1, gli inquilini abbiano avuto un riconoscimento di un credito di imposta del 60% sull’ammontare del canone, nonostante non vi sia certezza, né certificazione alcuna, del pagamento del predetto canone (posto che nulla è detto in merito all’art. 65, D.L. n. 18 del 17/03/2020); con l’attuale normativa sulle locazioni i proprietari sono tenuti a dichiarare come redditi di locazione anche i canoni non percepiti, per l’uso abitazione fino alla convalida dello sfratto, per l’uso diverso dall’abitazione, addirittura, fino al rilascio dell’immobile a seguito dell’esecuzione forzata dopo aver ottenuto la convalida dello sfratto. Allo stato non è esperibile alcuna azione giudiziaria stante l’intervenuta sospensione di tutte le azioni, e, rimanendo così la situazione, non vi è altra alternativa per i proprietari per tutelare i propri diritti. Certo è che un inasprimento delle azioni giudiziarie non è nelle intenzioni dei proprietari di immobili perché non serve a risolvere la drammatica situazione in cui versa l’Italia e il popolo italiano; i proprietari sono, inoltre, tenuti al pagamento dell’IRPEF e delle relative addizionali regionali e comunali pur non avendo incassato i canoni di locazione, mentre i conduttori, nella stragrande maggioranza, porteranno in deduzione i canoni non pagati dal loro reddito d’impresa”.

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