La casa mantiene il suo valore (se è di qualità)

Era il rifugio dove approdare dopo lunghe giornate passate al lavoro o a scuola, ora la nostra casa si è trasformata nelle mura di una prigione a causa dell’emergenza sanitaria per il Coronavirus. La costrizione tra le mura domestiche imposta per ridurre i contagi sta stretta ai più — scrive Il Sole 24 Ore — che in questa situazione complicata della propria abitazione hanno scoperto pregi ma soprattutto difetti. Un gioco dei pro e dei contro che ha messo in discussione scelte fatte al momento dell’acquisto e della ristrutturazione e ha aperto la strada al desiderio di soluzioni nuove. «La casa non è più solo il luogo dove si mangia e si dorme – racconta Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari – ma diventa un oggetto multi-funzione. Oggi qui si lavora, si studia, si passa tutto il tempo libero. È la prima volta in cui contemporaneamente 30 milioni di famiglie si sono rese conto delle condizioni della propria casa. C’è chi la usava un tempo limitato, chi la abbandonava nel fine settimana. Adesso tutti hanno dovuto fare i conti con la propria abitazione in una realtà di convivenza forzata e continuativa con gli altri membri del nucleo familiare». Guardando ai dati Istat un terzo delle case italiane non ha né terrazzo né balcone, il 60% ha un bagno solo, solo l’8% dello stock abitativo italiano è stato costruito in questo secolo. A livello di dimensioni in media una casa è di 68 mq in città e di 92 mq nel resto del Paese. Lo spazio disponibile è dunque il primo elemento da valutare, ma necessariamente connesso allo spazio esterno (di cui sente la mancanza chi oggi è segregato in case senza neanche un balcone), alla luce e alla insonorizzazione delle pareti. In questo periodo si è dato valore anche alla casa come asset finanziario. Quanto vale e, soprattutto, riuscirà in futuro a mantenere questo valore? Le previsioni per fine anno propendono per un calo netto delle compravendite, nei dati dell’ultimo Osservatorio Nomisma, da 40mila a 110mila vendite in meno a seconda dello scenario più o meno grave. A pesare sono l’obbligo di non fare visite, la chiusura delle agenzie immobiliare per decreto, ma in futuro si sentirà soprattutto la pressione della crisi economica innescata dall’emergenza virus. E di conseguenza anche i prezzi subiranno un ridimensionamento nell’ordine dell’1,1-3,1% nel biennio 2020-2021. Chi venderà case di qualità potrà contare su un valore reale, chi vorrà vendere case con “difetti” dovrà scendere a patti con lo sconto. «Da questo terribile evento scaturisce la consapevolezza di quanto valgano poco molte delle case che abbiamo – dice ancora Breglia – anche la fascia di mercato solvibile, che ha acquistato case nuove, si rende conto che la casa piccola è inadatta a creare comfort». La previsione è quindi di un cambiamento della domanda, che non invertirà però il trend che ha portato molti a lasciare la provincia a favore della città. È probabile che in futuro si cercheranno case in zone più esterne delle città e non centralissime. Anche se l’attrazione del grande centro urbano è sempre forte. Una classifica Eurostat — continua Il Sole 24 Ore — indica il tasso di sovraffollamento delle case in Europa. «L’Italia è al nono posto, dopo una serie di Nazioni dell’Est. Da noi il tasso del 28% indica che questa percentuale della popolazione italiana vive in un alloggio troppo pieno – dice Alessandro Ghisolfi, responsabile ufficio studi di Abitare.Co. – Tutte queste indicazioni spingeranno a disegnare case più grandi, mentre finora si puntava a case piccole, e con almeno due bagni». Un elemento che manca oggi è il giardino o cortile condominiale. «Si torna ad apprezzare le corti interne delle vecchie case di ringhiera – dice ancora Ghisolfi – Anche questa è una caratteristica che si stava imponendo prima del Covid-19 nelle nuove costruzioni. Il trend sarà ampliato».

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