In un Paese in piena crisi economica Si torna a parlare di “tassa sull’ombra”

Che Paese è mai questo in cui, dopo il terribile disastro economico causato dalla pandemia che ha letteralmente azzerato le speranze dei giovani costretti a chiedere aiuto ai loro genitori o nonni per arrivare a fine mese,  si  discute se nella legge di Bilancio sia prevista o meno la tassa sull’ombra che balconi, verande o quant’altro provocano sul suolo pubblico? Sono questi gli incentivi previsti per un rilancio del mondo del lavoro? Si vuole forse evitare che qualcuno non possa abbronzarsi  stando comodamente allungato su una sdraio posizionata sul marciapiede di una qualsiasi strada? Un gentile pensiero che farebbe forse sorridere in un momento di normalità ma che induce al più totale pessimismo per il futuro se si pensa che il ministero dell’Economia  ha dovuto emettere una propria circolare pensando di fare chiarezza.  “Il nuovo canone previsto dalla legge di Bilancio sostituisce i tributi locali Tosap e Cosap, derivando dagli stessi i presupposti impositivi. Per questa ragione può colpire solo le fattispecie già gravate da Tosap e Cosap, tra le quali non è compresa l’occupazione tramite balconi e verande”. La risposta non si è fatta attendere  e l’avvocato Pizzonia ha infatti precisato che “dal 2021 il nuovo prelievo denominato Canone  patrimoniale di concessione, autorizzazione o esposizione pubblicitaria si applica anche alle cosiddette occupazioni del  soprasuolo, cioè sull’ombra che i manufatti privati proiettano sul suolo pubblico. Se non che, ed è qui la novità, nelle nuove disposizioni non è stata riprodotta l’esclusione del pagamento per l’ombra proiettata da balconi, verande e simili  fino a qui espressamente prevista dalla legge”. Quindi, secondo il tributarista, non è ancora chiaro se i Comuni, nell’ambito della loro autonomia,  non  arriveranno a pensare di battere cassa anche con l’ombra di verande, terrazze o balconi.

Ci si può aspettare di tutto ed è per questo che occorre organizzarsi per cercare di avere qualche piccolo vantaggio dagli incentivi per le famiglie che sono previsti, proprio nell’ambito dei lavori da eseguire in una casa, nel cosiddetto Decreto Rilancio e che saranno validi dal 1 luglio al 31 dicembre 2020. Si tratta del cosiddetto Superbonus 110% che, tramite un credito di imposta, tende a garantire l’attivazione di un risparmio energetico, un abbellimento delle facciate dei palazzi e rendere più sicure le abitazioni da un punto di vista delle possibili calamità naturali. Questi nello specifico sono tutti i casi in cui è prevista la possibilità di accedere al bonus: totale ristrutturazione e rifacimento delle facciate del palazzo; messa in sicurezza dell’opera da un punto di vista  del pericolo sismico; lavori che determinino, anche a livello condominiale, una riduzione del consumo di luce e gas di circa il 50%; installazione di caldaie a biomassa o a condensazione al minimo di classe energetica A o maggiore; acquisto di impianti a pannelli fotovoltaici, schermature solari e pompe di calore; interventi di coibentazione; sostituzione di infissi e finestre; acquisto di colonnine di ricarica per auto elettriche. Per ottenere il bonus basterà conservare le fatture comprovanti tali acquisti insieme alle attestazioni dei tecnici con le relative schede degli interventi portati a termine.  Non che si debba essere soddisfatti ma sempre meglio che niente.

Roberto Rosseti

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