Seconde case, altro che ferie: per un bresciano su quattro è solo un investimento

In tutto il territorio italiano, come riferisce l’Agenzia delle Entrate, sono presenti più di 5 milioni e mezzo di seconde case: da sempre un bene prezioso, lo può diventare ancora di più in questo periodo post-emergenza sanitaria, con l’estate alle porte e le misure per la ripartenza e gli spostamenti in sicurezza. Anche tanti bresciani, si sa, sono proprietari di seconde case: al di là di chi detiene la proprietà di un immobile fuori regione, sono ovviamente le zone turistiche quelle a più alto tasso di seconde case (anche bresciane): in primis lago di Garda , lago d’Iseo e Valle Camonica, a seguire il lago d’Idro e le altre valli montane. Non è raro, infine, trovare delle seconde case “mascherate” da prima casa , per via del fenomeno delle false residenze. Ma che cosa rappresenta per i bresciani, tradizionalmente, questo bene così diffuso? Come evidenzia l’Osservatorio Sara Assicurazioni , la compagnia assicuratrice ufficiale dell’Aci, molti ci vedono una meta abituale di ferie e soggiorni più o meno lunghi (48%). Ma per una fetta consistente la seconda casa è anche una vera e propria forma di investimento (26%) in un asset reale o anche un investimento di più di lungo termine per il futuro dei figli (18%), oppure ancora una fonte di reddito per la famiglia (8%). I bresciani sono più vacanzieri? Il tema della remunerazione “diretta” (tra investimento e fonte di reddito) raggiunge il 34%, contro il 46% della media italiana.

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